SKnote DDD Dimension Chorus

 

SKnote DDD è un plugin in formato VST, AU e RTAS definito, dallo stesso produttore, un remake di Roland Dimension D Chorus.
Benché il software sia chiaramente ispirato all’hardware, di cui emula circuiteria e suono, non mancano piccole differenze e nuove funzionalità che portano l’intero progetto a essere una rivisitazione in chiave software dello storico Chorus Roland.
A differenza di altri plug-in che emulano SDD 320, questo plug-in dal prezzo minuscolo porta l’emulazione a un passo più moderno nel suono.

Roland Dimension D è costruito intorno a due linee di delay di tipo bucket brigade, con compander e stadio di pre/de-enfasi.
Il circuito prevede che il segnale trattato con delay sia ri-missato in uscita al
canale stereo da cui deriva, oltre che (secondo il programma utilizzato) sottoposto a cross-mixing con la linea di polarità opposta.
In sostanza, il processore utilizza diverse copie del segnale in ingresso per
creare l’output finale.
Ciascuna copia è ritardata con un delay a traiettoria e rapporti differenti,
entrambi definiti dalla dimensione (programma) impostato.
Inoltre, per fare in modo che i circuiti bucket operino sempre nel loro range ottimale, un compressore e un expander complementare sono installati rispettivamente in ingresso e in uscita dagli stessi.
La perdita di basse frequenze che si avrebbe normalmente sottoponendo il suono a un tale processo è qui evitata grazie a un sistema di equalizzazione complementare tra segnale originale e delay, basato su filtri high pass (per il cross mixing) e bass boost della sorgente.
Una delle peculiarità di Dimension D è l’uso di un circuito di bucket brigade
con un numero di stadi maggiore rispetto alla media (1024), aspetto che contribuisce a mascherare l’effetto di modulazione periodica tipico dei chorus.
I quattro programmi del plug-in non corrispondono esattamente a quelli dell’hardware, che differiscono per rapporto dry/wet, velocità e trattamento stereo.
Tra le nuove funzioni di DDD c’è, infatti, un controllo di Mix che consente di aggiungere segnale dry all’effetto: come è facile intuire, tale controllo rende
di fatto inutile caratterizzare i preset per quantità di effetto.
La differenza tra una Dimensione e l’altra, nel software, è allora data dalla combinazione di velocità, immagine stereo e fine tuning di alcuni aspetti del suono.
I preset 1 e 2 applicano un delay più breve, il 3 e il 4 sono più lenti.
Al contempo, i programmi 1 e 3 sfruttano il processo di cross mixing, mentre il 2 e il 4 sono basati su direct panning.
Impostando il processore su Mono faremo si che lo stereo in ingresso sia sommato in modo prima di essere inviato alla sezione chorus.
Il circuito di gain, gestito tramite encoder omonimo, comprende due stadi. Trattandosi di un sistema non lineare, l’obiettivo è quello di variare il livello del segnale su cui lavorano le bucket brigade senza però modificare quello in uscita. Aumentando il gain spingeremo i circuiti a lavorare in maniera differente e otterremo una pasta sonora diversa a parità di livello in uscita.

Si parte dal suono, perché proprio il suono è la forza di DDD: pochi sono
gli strumenti in circolazione capaci di donare a una traccia tanta profondità
senza cambiare radicalmente contenuto armonico e pasta sonora.
Provate a lavorare con DDD sul mix buss, regolando il controllo Mix sotto
il 100%: recupererete aria e spazio intorno a ogni strumento, che siederà
confortevole nel mix senza perdere presenza o definizione.
Considerate il controllo di Gain come un controllo che può, spingendo i circuiti interni al limite, aggiungere brillantezza (mai vetrosa) e definizione sulla parte alta dello spettro.
Attenzione, però, perché l’effetto di questo controllo varia in maniera sensibile secondo il segnale in ingresso, tanto da risultare quasi impercettibile.
DDD è, in generale, un plug-in estremamente efficace ma mai eccessivo o sfacciato nella sua azione e, in questo, mantiene interamente la filosofia dell’hardware originale: vuoi perché non è presente alcun effetto di movimento sui canali destro e sinistro, vuoi per la pasta analogica del suono, vuoi perché non vi è traccia dell’orribile componente metallica data dall’effetto di modulazione periodica.
Non stupisce, dunque, che DDD introduca la seconda armonica, cosa più unica che rara nel mondo dei plug-in e degna di una menzione d’onore considerando il prezzo del software.
Saremmo davvero curiosi di ascoltare l’effetto dell’uso combinato di due programmi, funzione possibile nell’hardware ma non ancora disponibile nel plug-in. DDD è perfetto anche sul basso elettrico: usatelo per creare un suono ricco e profondo da riprese DI, o per aggiungere aria, dettaglio e brillantezza alle riprese microfoniche.
In questo senso il plug-in può addirittura essere d’aiuto per recuperare transienti eccessivamente fiacchi, creando spazio intorno al suono e migliorando la definizione.
Quanto detto vale anche per chitarre elettriche, Rhodes e pianoforti: immaginate di riuscire a prendere la vostra traccia dry e immergerla in un ambiente in cui lo strumento prenda vita e trovi il suo respiro ideale nello stereo.

SKnote DDD è un plug-in costruito con perizia, che porta nella DAW un progetto hardware classico degli anni ‘80, visto con gli occhi di chi unisce alla passione per il suono una grande esperienza sul campo.
La qualità è irreprensibile, tanto da tenere testa a software che costano centinaia di euro più del piccolo DDD.
Profondità e tridimensionalità del suono, ma anche presenza e corposità: non
c’è mix o strumento che non esca migliorato dai bucket virtuali del plug-in,
con quel suono anni ‘80 che richiama immediatamente a produzioni importanti.
Imperdibile, e italiano al 100%.

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