Accusonus Drumatom

 

Quando si riprende una batteria con più microfoni, è inevitabile registrare non solo la parte di kit cui un microfono è dedicato, ma anche il suono degli altri
pezzi, in maniera proporzionale al livello sonoro della percussione e al posizionamento in ripresa.
L’arte della microfonazione è qui al suo apice: occorre registrare il miglior segnale mantenendo al minimo l’interferenza tra i microfoni.
I potenziali problemi di fase sono in agguato e possono portare a cancellare
o esaltare gruppi di frequenze o intere parti della batteria, cambiando l’equalizzazione e riducendo il dettaglio dei singoli strumenti.
Sta al fonico saper gestire il mix di queste tracce senza perdere impatto e conservando quanto più possibile il senso corale del kit.
Gli attrezzi del mestiere sono gate, mute, equalizzazione, filtri, compressori e limiter con sidechain ripreso dalle tracce che si vogliono mettere in luce.
Drumatom nasce proprio per risolvere il problema dei rientri per le riprese di batteria ed è disponibile come applicazione stand alone a 64 bit.
Basandosi ufficialmente su alcuni concetti di intelligenza artificiale (nascosti dietro il nome altisonante di A3, Advanced Audio Analysis) derivati dalla famiglia
delle tecniche Blind Source Separation, Drumatom permette di importare
le tracce di batteria e lavorare su ognuna di esse per ridurre il leakage.
Il motore audio supporta file WAV in formato 16, 24 e 32 bit, con frequenze
di campionamento da 44.1 kHz a 192 kHz.
Requisiti minimi sono 4 GB di RAM.
L’importazione delle tracce avviene anche via Drag & Drop e, in teoria, non c’è un limite alle dimensioni del file, sebbene il manuale avverta di non esagerare. Una volta terminata l’importazione è necessario attivare l’analisi dell’intero
gruppo di tracce, operazione che richiede circa una volta e mezzo il tempo della lunghezza dei file.
Per questo motivo, non è previsto il funzionamento in tempo reale ma solo un processing all’interno dell’applicazione, cui seguirà l’esportazione delle singole tracce o dell’intero gruppo.
Per default, Drumatom sovrascrive i file con nome identico nella cartella di export, conservando intatti i file originali.

Terminata l’analisi, l’interfaccia mostra la traccia selezionata, con controlli di zoom verticale e orizzontale che permettono anche di selezionare una porzione di audio da mettere in loop.
Troviamo, inoltre, traccia di riferimento evidenziata in azzurro, sezione di assegnazione delle tracce alle categorie di elaborazione e browser dei gruppi di tracce caricate.

Ogni gruppo (il cui nome può essere modifi cato a piacere) può corrispondere per esempio a una song.
Generalmente, Drumatom riconosce automaticamente il tipo di traccia dal suo nome, ma è sempre possibile assegnare la categoria corretta a scelta tra Kick, Snare, HiHat, Toms High/Low/Floor, Overhead e Other.
Da notare che la traccia HiHat può essere processata solo se all’interno del gruppo è presente una traccia Kick oppure Snare.
Le tracce Overhead (OH) e Other non sono, invece, processabili.
La parte inferiore dell’interfaccia è dedicata ai controlli di trasporto e di richiamo delle tracce in sequenza, nonché al livello di riproduzione di Drumatom, che
influisce esclusivamente sull’ascolto e non sui livelli delle singole tracce.
Gli unici controlli del plug-in sono Focus e Fine Tune, quest’ultimo inteso quasi come un controllo di Wet/Dry fra traccia processata e originale, per aggiungere al segnale processato la differenza tra segnale originale e quello processato.
Per ogni traccia è possibile impostare un Setup A e B per le comparazioni.
Bypass disabilita il processore.
Il meter funziona come un visualizzatore di riduzione del gain, esattamente come accade per un compressore, e dà l’idea della quantità di leakage eliminato.
Tra le opzioni, è possibile inserire i nomi delle tracce che saranno assegnate a
uno strumento, creando un dizionario personalizzato, e scegliere il driver audio che sarà usato da Drumatom.

L’installazione, tramite sito Plugin Alliance, fila tranquilla.
L’applicazione occupa pochi MB di spazio su disco e l’importazione delle tracce procede senza errori.
Se, però, Drumatom non riconosce correttamente la traccia dal nome, occorre procedere all’assegnazione manuale e analizzare nuovamente il gruppo, con tempi di qualche minuto su un Mac 2×3.2 GHz Quad-Core Intel Xeon con 16 GB di RAM. Focus e Fine Tune lavorano in tempo reale.
Il primo limite evidente è l’impossibilità di ascolto in tempo reale di tutte le tracce, che consentirebbe di avere un’idea del risultato finale.
L’unica via d’uscita, al momento, è tenere aperta la DAW e caricare la traccia processata per esportata di volta in volta.
Un peccato, considerando che l’algoritmo di Drumatom lavora sicuramente anche con filtri che possono cambiare il balance timbrico dell’intera batteria,
ma non la fase tra le tracce.
Per percentuali basse di Focus il suono rimane preciso.
Alzando il livello del processing, invece, il lavoro di filtri e algoritmi appare chiaro, con effetti artificiali sulle curve di decadimento e un suono che tende a sgranare.
A questo proposito, assegnando una traccia a una categoria sbagliata, soprattutto per HiHat, si possono creare effetti timbrici fino a oggi mai sentiti.
L’uso, in questo caso, è volutamente errato ma mette in luce una dote creativa di Drumatom da non sottovalutare, soprattutto per chi cerca qualcosa di nuovo.
Se, generalmente, i risultati di Drumatom sono abbastanza prevedibili, qualche volta anche al massimo di Focus non siamo riusciti a togliere un leakage che, nella DAW, sarebbe risultato gestibile con l’automazione sui Mute.
Miglioramenti si ottengono caricando un set limitato di tracce, escludendo per esempio gli overhead.
L’analisi è dipendente dal numero e dal contenuto delle tracce, quindi occorre sperimentare o creare gruppi di tracce identiche selezionate, così da indurre comportamenti diversi nel processing.
La scelta di soli due controlli è nella direzione della semplicità, ma più di una volta saremmo voluti intervenire manualmente sulla soglia del Gate o con un filtro HPF sui tom.
Il risultato del trattamento con il plugin dipende dalla qualità delle tracce registrate: più sono pulite e con pochi rientri, più Drumatom è efficace.
L’utilità di Fine Tune si fa notare quando occorre recuperare transienti.
La curva di apprendimento è minima solo all’apparenza, visti i due soli controlli.
In realtà, Drumatom richiede ore di utilizzo se si vuole arrivare a prevederne il funzionamento.
Uno dei vantaggi dell’utilizzo in mix di tracce processate con il plug-in è la maggiore stabilità dei processori di dinamica inseriti, con una netta riduzione dei problemi di soglia.
Più si eccede con la pulizia, più ovviamente scompare l’ambiente intorno alla
batteria, ma si incrementa il range dinamico.
Manca, infine, la possibilità di collegare il trasporto di Drumatom a un sync della DAW, così da poter ascoltare in tempo reale la traccia processata con il mix della DAW.

Ad Accusonus va dato merito di aver creato un’applicazione che non è mai esistita, sfruttando il know how nei processi di de-riverberazione che l’azienda ha sviluppato negli ultimi anni.
Il pregio maggiore è la velocità con cui si corregge il leakage dei microfoni, nonché la buona precisione dell’intervento, con un risultato diverso rispetto al classico editing manuale della ripresa di batteria.
Drumatom è una di quelle applicazioni che permettono di risparmiare tempo, ma al momento non sembra poter superare il dettaglio dell’intervento manuale e le aspettative non sono sempre mantenute: ci sono ancora diverse aree di miglioramento e, a giudicare dall’impegno dei programmatori, se sarà introdotta la
possibilità d’intervento sui parametri, è facile che Drumatom diventi un tool molto utile all’inizio di ogni mix per preparare al meglio le tracce della batteria.
Già da oggi è, comunque, unico nel panorama dei software musicali.

Invia commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.